Country music 2.0: quale identità?
Se io, appassionato di musica country, fossi stato in coma per dieci anni e mi fossi risvegliato in questi ultimi due anni, ad ascoltare quello che viene prodotto oggi a Music City e si ascolta (per lo più) in radio probabilmente vorrei tornare in coma. Basta leggere qua e là i nomi di qualcuno dei primi venti artisti country in classifica secondo le rilevazioni della bibbia del mainstream Billboard: Blanco Brown (nella foto a sinistra), Morgan Wallen, Maren Morris, Russell Dickerson, Morgan Evans e i “soliti” Florida Georgia Line, Thomas Rhett, Cole Swindell e Dan+Shay.
Sarcasmo a parte, è sotto gli occhi di tutti gli “addetti ai lavori” che la musica country odierna è totalmente diversa da quella che circolava e veniva scritta e prodotta anche solo fino agli inizi del 2010. Il rischio che la musica country stia o meno perdendo la sua identità è per certi aspetti reale. Ma l’identità è sempre stata legata al momento storico e quindi ritengo che quello che sta accadendo oggi sia la stessa cosa che accadde negli anni ’60 dello scorso millennio quando Patsy Cline irruppe sulla scena musicale con i suoi strumenti a corda oppure quando, ad esempio, negli anni ’80 Alabama, Kenny Rogers e Ronnie Milsap sperimentarono una musica fino ad allora mai ascoltata, piena di elementi musicali mai usati prima nel country. Gli esempi sarebbero numerosi ed ognuno di voi ne avrebbe sicuramente da portare.
Oggi – e cito i primi che mi vengono in mente – Florida Georgia Line, Luke Combs, Cole Swindell, Thomas Rhett e Dan + Shay (a destra – foto Stephen Lovekin/Getty Images) stanno facendo la stessa cosa. Di certo la musica suonata oggi dalla gran parte di questi nuovi artisti di successo non è (e non vuole essere!) una versione abbellita di classici del tempo che furono ma è evoluzione e prosieguo. Piaccia o no (e sia ben chiaro che a me non piace!).
Questa “nuova musica country” è basata su tipi completamente diversi di melodie con ritmi dai quali si evince che i fondamentali del country tradizionale sono quasi del tutto spariti, sostituiti da ritornelli arrangiati più pesantemente che nulla hanno a che fare con le origini del genere.
Di certo questo è anche in parte il motivo del grande successo di questa musica che “trascende” e acchiappa anche chi la musica country non sa neanche cosa sia (o sia stata in passato). Come sappiamo il tempo passa, le cose cambiano e non si può ragionevolmente attendere che le nuove generazioni ascoltino lo stesso tipo di musica che era ascoltata da quelle precedenti (genitori o nonni). In secondo luogo anche internet sta contribuendo a cambiare lo stato dell’arte: oggi chiunque, sia che viva in una grande metropoli sia nel più sperduto paesino dell’Arizona, grazie ai social network e ai canali di condivisione, può ascoltare qualsiasi genere di musica mentre il confine tra un genere e l’altro diventa inevitabilmente sempre più labile.
Nondimeno anche la cultura è cambiata. La musica country, quella delle origini, era la musica dei contadini, degli allevatori, dei cowboy, qualche volta degli operai. Si cantava di una vita vera e quella vita era dura, difficile e per questo più spesso che no i temi cantati riguardavano rimpianti, ricordi, fatti accaduti o sperati (un raccolto perso, la morte di un cowboy o di un cavallo, la sera in paese, l’amore eterno di una donna).
Oggi, eccezion fatta per le più sperdute piccole e ancora rurali zone della provincia americana, la cultura sta segnando un sempre più marcato allontanamento dalla concezione della fattoria a conduzione familiare e proprio questo allontanamento pare essere ora il paradigma alla base dei temi e dei soggetti delle canzoni country contemporanee. Così si parla ancora di vita “vera” ma la vita vera ora è fare baldoria fino al mattino in compagnia, girare con il pick-up o il camion nuovi per farsi vedere dagli amici o cantare della libertà di fare quello che si vuole.
Ma il country “vero” c’è ancora, là fuori; basta andarlo a cercare senza accettare supinamente quello che i circuiti radiofonici e i canali tradizionali di massa propinano. Vi aiuterò a scoprirlo strada facendo, proponendo nuovi artisti che ancora fanno sognare…. Ci sono artisti e ci sono autori che ancora incarnano e portano avanti la tradizione, facendo felici chi – come me – è convinto che non ci sia musica country dove non si senta suonare una pedal steel (o tutt’al più una steel) guitar o un violino. Anche se questa non è certo una condizione sufficiente…
Con buona pace, per quanto mi riguarda, dei country-rockettari moderni.
Keep it country!
M.A.